Articolo a cura di Metasicurezza

L’art. 2087 c.c., obbliga l’imprenditore ad adottare le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e il progresso tecnologico, sono idonee a tutelare l’idoneità psico-fisica dei lavoratori e, sotto tale profilo, proprio la formazione rappresenta indubbiamente una delle misure “regine” per prevenire gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

La formazione,  in quanto processo educativo ha quale l’obiettivo primario il cambiamento dei comportamenti ma non è facile da raggiungere in quanto i destinatari sono adulti che già hanno una consolidata struttura mentale, conoscenze pregresse, abitudini di lavoro, percezione del rischio, etc.; anche per tale motivo spesso in molte realtà aziendali occorrono anche anni per radicare la cultura della sicurezza e ripetute azioni formative per modificare i comportamenti degli attori della prevenzione.

La formazione, quindi, deve avere i seguenti obiettivi strategici fondamentali:

  • Trasferire le conoscenze tecniche specialistiche, così come sono richieste dal processo di gestione dei rischi.
  • Fornire conoscenze di base polivalenti, necessarie per:
  • a) individuare i rischi;
  • b) risolvere problemi e criticità;
  • c) comunicare con gli altri operatori;
  • d) cooperare con essi;
  • Educare alla sicurezza.
  • Sviluppare una motivazione all’apprendimento permanente per la sicurezza.

Per lavoratori l’Accordo Stato – Regioni del 21 dicembre 2011 prevede un percorso formativo articolato in due moduli (v. tabella 5): uno generale, con durata non inferiore alle 4 ore, per tutti i settori ATECO, che deve essere dedicato alla presentazione dei concetti generali in tema di prevenzione e sicurezza sul lavoro (c. 1, lett. a, art. 37 D.Lgs. n. 81/2008).

L’altro specifico, con la trattazione dei rischi presenti nel settore di appartenenza dell’azienda e quelli specifici presenti nel luogo di lavoro (c. 1, lett. b, art. 37 D.Lgs. n. 81/2008).

Fonte: smart24hse.ilsole24ore